Se il Covid non avesse stravolto le nostre vite, proprio in questi giorni del 2020 l’Istituto Santachiara di Stradella avrebbe ospitato un canonico seminario conclusivo di un progetto internazionale, cui la scuola ha preso orgogliosamente parte come rappresentante nazionale. Cinque gli stati coinvolti: Italia, Finlandia, Svezia, Romania e Regno Unito. RASI, il nome del progetto, acronimo inglese che sta per “Raising Aspirations for Social Inclusion”, “Accrescere l’aspirazione volta all’inclusione sociale”. Il fine di tale progetto era insomma quello di elaborare strategie per una scuola che senta i bisogni di tutti e che studi metodologie mirate alla risoluzione di ogni problematica e improntate all’inclusività. Cinque i seminari cui l’Istituto Santachiara, a partire dal 2018, aveva preso precedentemente parte: Seinäjoki (Finlandia), Southend-on-sea (UK), Hedenäset (Svezia), di nuovo Seinäjoki e infine Alba Iulia (Romania) nel febbraio 2020. Poi la pandemia, la mobilità internazionale compromessa, la scuola completamente mutata nella forma, ma non nella sua anima. Nonostante le difficoltà, la comunità di intenti e la voglia di non farsi vincere dalla contingenza hanno fatto sì che -per mezzo di quegli stessi strumenti tecnologici che le scuole hanno fatto propri in questi mesi- l’Istituto stradellino, seppur con un anno di slittamento, giovedì 29 aprile, spalancasse le sue porte ai rappresentanti delle istituzioni scolastiche partecipanti al progetto, per tirare le fila del lavoro svolto insieme negli ultimi tre anni.